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FabioGiuff
Registrato dal: 12-05-2011
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Se si capita su queste pagine dell’album dei ricordi, sicuramente stiamo provando o abbiamo provato un forte dolore nella nostra vita.
Uno di quei dolori che ti toglie il fiato, che ti fa vedere la vita in bianco e nero, dove il resto del mondo corre, ma tu sei fermo, immobile cercando di scrutare dentro la tua anima, di trovare un senso a quello che si stà vivendo, dove gli altri ti dicono – era solo un cane- dove vorresti urlare tutta la tua rabbia, la tua frustrazione perché tu sai che non era solo un cane, perché tu sai che dietro il loro sguardo batteva un cuore per te.
Molto spesso in queste pagine ci chiediamo se supereremo mai questo dolore, se un giorno riusciremo a continuare la nostra vita e nell’ottica della nostra disperazione tutto ci sembra impossibile e a volte la capacità di reagire è nulla.
Qualche tempo fa ho cominciato la lettura di un libro che si intitola
“La fine della vita in una prospettiva di fede” pubblicato da Perciballi editore dove diversi autori parlano dell’eutanasia e quindi anche del dolore.
Ho trovato alcuni spunti interessanti e ho pensato di condividerli con voi, ma non con la presunzione di avere la pillola magica contro il dolore, ma solo per cercare di aiutare prima di tutto me stesso ad esternare le cose che ho dentro e magari aiutare qualcun altro con la pazzia delle mie esternazioni, ma sempre spero con umiltà e mai giudicando nessuno.
Parlo per esperienza perché il dolore è stato una componente costante e oserei dire importante nella mia vita.
Il mio primo contatto con il dolore è stato a 5 anni quando ho visto morire mio padre sotto i miei occhi. In quel tempo non avevo consapevolezza della morte ma sapevo sicuramente che esisteva perché ricordo che corsi da mia madre dicendo che papà era morto.
In quell’occasione il dolore non mi presentò subito il conto ma, come spesso accade, ha aspettato pazientemente per presentarsi molto più avanti e quando meno te lo aspetti e cioè quando provi un altro dolore.
Allora gli eventi si sommano e tu devi pagare il conto!
Quando perdiamo i nostri amici pelosi qualcosa si rompe dentro di noi, il nostro cuore si spezza e nelle nostre carni abbiamo una scheggia dolorosa con cui dobbiamo convivere. Questo mi fa venire in mente un passo del libro che cito in parte e che dice:
“ Oggi quando ci chiedono come stiamo siamo abituati a rispondere in due modi: star bene o star male. Quando invece non vogliamo sbilanciarci troppo diciamo:così così. Una espressione questa che non vuol dire nulla!
Ma Paolo (San Paolo) nella Bibbia per definire una sua difficoltà non usa nessuna delle tre espressioni citate ma ne adopera una molto particolare e significativa lui dice di sé di avere –una scheggia nella carne-“
Questo non significa che Paolo aveva letteralmente una scheggia conficcata in qualche parte del corpo, ma indica un malessere che non ti costringe a letto ma che ti obbliga a vivere la vita normale di tutti i giorni con estrema difficoltà.
Cito:“Credo che molti di noi oggi abbiamo “una scheggia nella carne” che a volte in modo evidente e a volte meno crea dolore.
Molto spesso chi ci stà attorno non comprende il nostro stato d’animo perché la –scheggia- di solito non si vede ma si fermerà a valutare le apparenze”
Infatti spesso al dolore della nostra perdita si aggiunge anche quello di non essere capiti e a volte magari essere presi in giro perché si trattava di -un cane-
Io però sono convinto che oltre alla sofferenza dovuta alla separazione, dentro di noi abbiamo un’altra sofferenza latente, più nascosta ed è la consapevolezza che prima o dopo tutti dobbiamo confrontarci con qualcosa che per tutta la vita cerchiamo di allontanare, che spesso ci fa vivere male, che per altri invece è una liberazione e per altri ancora è l’unica via verso la vita eterna e cioè la morte!
Personalmente ho vissuto la morte del mio Ettore cercando di non farmi sopraffare dal dolore, cercando di non pensare hai sensi di colpa, ma alla fine non c’è l’ho fatta perché è come se si creasse una frattura fra corpo mente e anima e come se la vita ti sferzasse un colpo direttamente nel più profondo del tuo intimo e quando provi questo a volte ti chiedi il perché ti stia capitando proprio a te, ti chiedi se riuscirai a sopravvivere, se sarai ancora la stessa persona, spesso vieni sopraffatto dai sensi di colpa,dalla malinconia, da una tristezza che può sfociare in depressione e rivedi nella tua mente i momenti in cui loro erano felici insieme a te e fissi così forte quelle immagini che a volte ti sembra di vederli per casa ancora vivi, forti e giovani.
Ma allora dal dolore si può guarire?Possiamo superare questo stato d’animo sofferente? E’ possibile reagire pur mantenendo il loro ricordo?
Molti di noi si fanno queste domande e a volte si trovano delle risposte e a volte purtroppo no.
La mia esperienza personale e qui sarò preso per pazzo è che il dolore per la morte del mio Ettore mi ha spinto verso una riflessione molto più grande che ha compreso tutta la mia esistenza e che ha cambiato in un certo senso il modo di camminare su questa terra.
Fondamentalmente sono sempre stata una persona che credeva di avere il controllo su tutto, sulla mia vita, sulle mie decisioni, sulle mie scelte, ma quando Ettore si è ammalato mi sono ritrovato sulle spalle un peso enorme, qualcosa che non potevo controllare né risolvere, qualcosa che andava oltre me ed è stato allora che mi sono reso conto che tutta la mia vita avevo combattuto con Dio ed in quel momento mi sono accorto di aver perso miseramente e per la prima volta ho considerato la possibilità che forse avrei dovuto mettermi nelle sue mani.
Lo so molti di voi penseranno che è normale che di fronte ad un grande dolore ritrovi il tuo rapporto con Dio, ma vi assicuro che non è una cosa automatica; molte altre volte la vita mi ha dato delle sferzate terribili ma in quelle occasioni avevo resistito ed avevo fortemente rifiutato l’aiuto di Dio rinnegandolo, ma questa volta è stato diverso dentro di me qualcosa si è completamente compromesso a tal punto che non potevo reagire come al solito.
Tempo fa pensavo che gli eventi della nostra vita erano casuali e non frutto di conseguenze dovute a nostre scelte, oggi invece sono convinto esattamente del contrario per me niente è casuale ma tutto avviene per un motivo che và oltre le nostre scelte personali che la maggior parte delle volte non capiamo perché siamo impegnati a guardare dall’altra parte ma che a volte in determinate situazioni comprendiamo perfettamente essere parte di un grandissimo progetto di cui noi facciamo parte.
Ettore è morto perché era arrivato alla fine della sua corsa, ma la sua morte non è stata inutile e oltre ad essere servita da esperienza ad altri amici pelosi ammalati di osteosarcoma è soprattutto servita a me per capire che non sono solo che c’è Qualcuno che ha il quadro generale della situazione ma che adesso Ettore è con lui in attesa, un giorno, di riunirci.
Quindi anche se il dolore fa parte della nostra vita come esperienza inevitabile, malgrado ci porti a sofferenza fisica e psichica o spirituale, malgrado bisogna convivere con esso per un periodo più o meno lungo, bisogna provarlo veramente altrimenti non saremo mai consapevoli che non c’è gioia senza dolore non c’è felicità senza sofferenza, non c’è luce senza buio.
Spero di non avervi annoiato e di non aver offeso nessuno con le mie credenze, ma voi per me siete come una seconda famiglia, virtuale sì ma neanche tanto perché ho la consapevolezza che dietro a quei monitor battono dei grandi cuori di persone stupende che amano i loro animali come figli ma che soprattutto sono ricambiate da queste creature metà angeli e metà bambini e come in tutte le buone famiglie bisogna condividere gioie e dolori ed è questo che ho voluto fare.
Vi abbraccio con affetto.
Fabio
p.s. per chi magari volesse approfondire le tematiche del libro eccovi il link:
http://www.perciballieditore.com/?s=la+fine+della+vita
[ Questo Messaggio è stato Modificato da: FabioGiuff il 07-11-2013 10:57 ]
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Zeusdolce
Registrato dal: 10-01-2013
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Post Inserito 12-02-2013 alle ore 21:43   |
Fabio sei un Anima Nobile.....La tua sensibilità,la tua profondità,la tua empatia "Trapassano"questo schermo freddo e prendono vita emozioni,emozioni che fanno vibrare le corde più profonde. Persone come Te mi riconciliano con il genere umano credimi.....sei un alieno in questo mondo dove i veri sentimenti non si sa più cosa siano!
"Riesco" a percepire il tuo dolore ,non quel dolore "cattivo",ma quello che per quanto possa fare male rende migliori semplicemente perchè scaturisce da un Amore grande e puro.
Grazie ancora mi stai regalando emozioni impagabili credimi......
Semplicemente grazie!
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sciapy
Registrato dal: 17-11-2011
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Post Inserito 13-02-2013 alle ore 09:43   |
Grazie Fabio,per queste profonde considerazioni che hai voluto condividere con noi.Ho letto e riletto il tuo scritto e,ogni volta, ho trovato uno spunto di riflessione diverso....E' vero...Qualcuno ,forse,gioca con le nostre vite da lassù.A volte sembra un gioco crudele ma poi,con serenità d'animo, riusciamo a scorgere un piano ben prestabilito.Nulla accade per caso..neppure la tua discreta e gentile presenza su queste pagine...
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FabioGiuff
Registrato dal: 12-05-2011
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Post Inserito 13-02-2013 alle ore 10:12   |
Grazie ragazze,
siete sempre molto gentili con me e Ettore.
Siete persone bellissime con un cuore grandissimo e ho molta stima di voi e anche se non vi conosco è come se vi conoscessi da sempre!
Vi abbraccio fortissimo
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dolceotto
Registrato dal: 18-08-2012
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Post Inserito 13-02-2013 alle ore 11:09   |
Caro Fabio, è stato molto emozionante leggere il tuo scritto, però, spesso il senso di colpa viene da dati reali, concreti, Otto poteva essere salvato, non era malato, stava benissimo, se solo avessi pensato che poteva essere torsione dell'addome, se mi fossi informata sulla probabilità di ritrovarmi in una situazione così drammatica, ma lui stava come sempre, con i suoi continui problemi dovuti alla sua patologia di cui era affetto dalla nascita, se fossi corsa in clinica, forse avrei potuto salvarlo. E' questo che non mi dà pace, è per questo che non riesco a perdonarmi.
Ora c'è Golia è spesso sono in preda all'ansia. Se gli succedesse qualcosa, questa volta non saprei davvero come uscirne. Golia ha tanti problemi, è molto delicato, se ho perso Otto, così, senza nemmeno rendermene conto, immagina la paura che vivo con Golia. Come faccio a superare questo stato di angoscia? Purtroppo la religione non mi può aiutare, sono atea, e quindi??? Il terrore che gli possa succedere qualcosa, come lo supero?
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FabioGiuff
Registrato dal: 12-05-2011
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Post Inserito 13-02-2013 alle ore 14:49   |
Cara Dolceotto,
sono molto dispiaciuto per la tua perdita del piccolo grande Otto.
Capisco molto bene le tue ansie e i tuoi dubbi, ma permettimi di puntualizzare che la religione non aiuta proprio nessuno, semmai è Dio che può aiutare.
Ma tu sei atea e mi chiedi come superare questa ansia.
Cara amica, mi sento di risponderti come ho fatto tempo fa con un’altra amica utente in questo forum.
Io sono come te e a volte mi faccio prendere dalle ansie e dalle paure, ma permettimi di dirti una cosa che ho capito sulla mia pelle, cominciando proprio dal significato della parola “ansia“ a cui noi spesso non pensiamo, ma nel significato delle parole a volte c’è già una parte della soluzione al problema.
Il termine “ansia” deriva da un verbo greco che significa “dividere / separare in parti / tagliare in pezzi”. Indica quindi uno stato d’animo che presuppone la presenza di una battaglia interiore.
Si diventa ansiosi quando si pensa troppo ai problemi e ci si preoccupa eccessivamente per cose su cui non si può avere un controllo completo. Essere ansiosi significa lasciarsi opprimere dal peso delle preoccupazioni e avere paura del futuro.
Spesso mi capitava e ancora succede, che mi fermo a rimuginare troppo sul mio passato, sulle mie disgrazie, su come potevano andare le cose se avessi saputo, se avessi fatto scelte diverse, ecc. ecc. ma mi accorgo che più resto in questo stato mentale, più resto impantanato nei sensi di colpa in una specie di anestesia mentale, dove non sono più nel presente, ma rimango intrappolato nel passato, in qualcosa che non mi serve che mi tiene incatenato ed è proprio in questi momenti cara amica che bisogna accettare il fatto che alle volte la responsabilità della soluzione non è nostra, non dipende da noi, non possiamo farci nulla.
Possiamo pensare di poter controllare tutto, possiamo convincerci che possiamo fare la differenza in tutto, ma alla fine ci dobbiamo arrendere alla realtà delle cose e prima lo facciamo prima stiamo meglio.
Semmai un giorno aprirai e leggerai la Bibbia, scoprirai che più di 4000 anni fa c’era gente depressa, ansiosa piena di angosce e paure e da allora non è cambiato assolutamente nulla, anzi forse l’unica cosa che è cambiata è che con l’avvento della medicina moderna ci sono alcuni farmaci che possono aiutare ad annebbiarsi meglio il cervello.
Rifletti sul fatto che l’ansia non porta a nulla, che ti avvelena la vita è una tua nemica e concentrati invece su una sana preoccupazione; lavora su te stessa, controllati, chiedi aiuto, parla con qualcuno, scrivi a qualcuno, esterna sempre le tue preoccupazioni ma non diventare vittima di essa.
Quando sei vittima dell’ansia pensa che ti si pone una scelta importante, la scelta tra la vita e il dolore, tra la vita e la paura, tra la vita e il buio…scegli sempre la vita, i colori, la luce devi mettere l’ansia sotto i piedi e schiacciarla.
Io ho un metodo e quando mi capita che l’ansia prende il sopravvento anziché rimuginare cerco di sorridere e di non prendermi troppo sul serio pensando “lascia perdere, non ti inquietare, non tormentarti ne avrai solo danno”.
Lo so quello che ti scrivo non è facile e forse non era quello che ti aspettavi, ma credimi se ti dico che sono parole che mi scaturiscono dal cuore, che non voglio insegnare niente a nessuno e che parlo solo delle mie esperienze personali che sono l’unico mio bagaglio sul quale possono discutere.
Spero che tu non veda nelle mie parole un giudizio perché io non sono in grado e non posso giudicare nessuno, ma semmai l’ho fatto me ne scuso.
Ti abbraccio con affetto e mi raccomando tieni duro
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dolceotto
Registrato dal: 18-08-2012
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Post Inserito 13-02-2013 alle ore 19:34   |
Fabio, non me la prendo affatto, anzi, ogni esperienza vissuta dagli altri può essere un arricchimento personale. Io sono molto ottimista, solare, colorata, mi perdo quando non ho il controllo della situazione, quando non sono in grado di affrontare una situazione (come l'impotenza di fronte alla morte di Otto). Quello che mi terrorizza e ritrovarmi nuovamente in quella sensazione di impotenza, dove non ho il tempo e la possibilità di risolvere il problema. So perfettamente che non tutto può essere gestito e controllato, ma quando da te dipende la vita di un essere vivente che ami da da impazzire e lo perdi all'improvviso sotto i tuoi occhi, scusa, ma niente può consolarmi, nemmeno l'ipotesi di un paradiso dove tutti ci troveremo, perché è riduttivo, consolatorio, in qualche modo può farti stare meglio vivendo in una utopia. Vorrei avere una risposta al senso della vita e della morte , non ridere, so che sono in compagnia di milioni di esseri umani, però il paradiso e l'inferno non mi bastano!
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sciapy
Registrato dal: 17-11-2011
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Post Inserito 14-02-2013 alle ore 10:11   |
"Vorrei avere una risposta al senso della vita e della morte "
Dolceotto,il senso della vita è la stessa vita;la morte è semplicemente un cambiamento di stato.E' come cambiarsi d'abito quando quello che si indossa è ormai logoro. Resta l'anima, che per coloro che credono nell'aldilà va in un luogo di pace e di beatitudine,oppure semplicemente "energia" che si unisce all'altra energia dell'universo in un continuo rigenerarsi.
Credo,cmq, che le risposte ai perchè dell'esistenza siano da ricercarsi in noi stessi.
Scusami Fabio,se mi sono " intromessa" ;ho voluto dare solo un piccolissimo contributo
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dolceotto
Registrato dal: 18-08-2012
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Post Inserito 14-02-2013 alle ore 10:26   |
14-02-2013 alle ore 10:11, sciapy wrote:
"Vorrei avere una risposta al senso della vita e della morte "
Dolceotto,il senso della vita è la stessa vita;la morte è semplicemente un cambiamento di stato.E' come cambiarsi d'abito quando quello che si indossa è ormai logoro. Resta l'anima, che per coloro che credono nell'aldilà va in un luogo di pace e di beatitudine,oppure semplicemente "energia" che si unisce all'altra energia dell'universo in un continuo rigenerarsi.
Credo,cmq, che le risposte ai perchè dell'esistenza siano da ricercarsi in noi stessi.
Scusami Fabio,se mi sono " intromessa" ;ho voluto dare solo un piccolissimo contributo
Si, direi energia, SOLO ENERGIA. Grazie Sciapy!
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FabioGiuff
Registrato dal: 12-05-2011
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Post Inserito 14-02-2013 alle ore 12:45   |
14-02-2013 alle ore 10:11, sciapy wrote:
Scusami Fabio,se mi sono " intromessa" ;ho voluto dare solo un piccolissimo contributo
Scherzi? "Intromettiti" pure, come ha giustamente detto Dolceotto, ogni esperienza e riflessione può essere utile all'arricchimento personale
[ Questo Messaggio è stato Modificato da: FabioGiuff il 14-02-2013 13:47 ]
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