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  >>  Il comportamento del gatto  >>  In ricordo di Alberto, Bella, Potino... - Discussione n 10378 - PermaLink
   In ricordo di Alberto, Bella, Potino...
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Cecilio

Registrato dal: 19-06-2007
| Messaggi : 20429
  Post Inserito 24-06-2007 alle ore 17:30   
Ho già postato questa storia nel forum del cane ma siccome si parla anche di gatti mi sembra giusto postarlo anche qui perché magari alcuni non leggono tutti e due i forum. Chi l'ha già letta spero non me ne vorrà.

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Sono nuova. Mi presento raccontandovi una storia. Scusate la lunghezza ma non potevo tralasciare nessuno di coloro che hanno fatto parte della mia vita.


In ricordo di Alberto, Bella, Potino…


Questa non è la mia storia ma la storia degli animali che ho avuto la fortuna di incontrare e che purtroppo ho perduto ma che ancora sono vivi nella mia mente e soprattutto nel mio cuore.

Questa è la loro storia.

Alberto, grosso gatto europeo, quando lo incontrai, venticinque anni fa, zoppicava vistosamente e si era rifugiato nel cortile della casa dove allora abitavo. Gli portai da mangiare e notai che non poggiava la zampetta anteriore ma la teneva piegata strisciando quindi all’altezza del polso. Lo portai dal veterinario il quale disse che non c’era niente da fare perché non era l’osso a essere stato danneggiato ma aveva subito una lesione nervosa, forse un colpo, forse investito, chissà. Il problema era che ovviamente, strisciando, la zampetta si lesionava. Così per tanti anni gliela fasciai imbottendo la fasciatura con il cotone e dovevo cambiargliela ogni giorno perché Alberto era un gatto dolcissimo a casa ma fuori era il bullo del quartiere e trascorreva molto tempo fuori. Nonostante le cure la pelle era sempre ferita, si infettava. Alberto era abituato a subire ogni giorno questo trattamento e stava buonissimo sino a quando non avevo finito la medicazione. Non ho mai più avuto un gatto così ubbidiente. Mi spostavo per prendere il cotone o il disinfettante e gli dicevo “Stai fermo, non ti muovere” e lui stava fermo, immobile. Quando avevo finito “Ora vai” gli dicevo e subito balzava in terra. Alberto era un gatto intelligentissimo. Ne ho avuti tanti di gatti ma mai intelligenti come lui. Capiva tutto. Dopo tanti anni la zampetta era ormai sempre infetta così consultai il veterinario che mi consigliò di amputargliela. Io ero disperata. Come avrebbe fatto, pensavo, con tre zampe? Avrebbe potuto ancora camminare, correre, saltare? Però non avevo alternative, così con il cuore pieno d’ansia fissai l’appuntamento per la triste operazione e lo portai. Stavo per andare a prenderlo quando il veterinario mi chiamò per dirmi che Alberto aveva avuto una reazione allergica all’anestesia e non avevano potuto operarlo. Io mi spaventai molto ma mi disse che comunque stava bene. Andai a trovarlo e effettivamente stava benissimo, nonostante ciò che gli era successo mangiava come un lupo. Qualche giorno dopo lo operarono…. Il cuore in gola andai a prenderlo e non potevo credere ai miei occhi. Alberto con la zampa amputata si reggeva benissimo in piedi, all’inizio cercava l’appoggio che aveva sempre avuto ma dopo alcuni tentativi capì e incominciò a saltellare benissimo. I veterinari non riuscivano a credere che appena sveglio dall’intervento già reagisse così e mangiasse come se niente fosse successo. Alberto non smise di stupirmi perché dopo pochi giorni già saltava il muretto del giardino e un giorno lo vidi saltare un muro di tre metri. Alberto era felice. Non aveva più l’ingombro di quella zampetta sempre fasciata che gli faceva male e era più agile di prima. Dopo tanti anni lo trovammo morto nel cortile. Non so cosa gli sia successo. Non aveva un graffio. Forse il colpo di una macchina che gli aveva concesso comunque qualche minuto per cercare di tornare a casa. Il suo musetto, i suoi occhioni e la sua figura sbilenca non si sono annebbiati dalla mia mente nonostante gli anni. Sono stata felice di averlo incontrato e di aver conosciuto la sua intelligenza e il suo coraggio. Ha preso sempre la vita con energia e tanta forza, mai un lamento. Era forte e determinato. Mi ha insegnato tante cose e gli vorrò bene per sempre.

Bella, pastore tedesco nero, un giorno attraversò la strada a tutta velocità e una mia parente la investì. Mi chiamarono perché non sapevano cosa fare. Alcuni ragazzi l’avevano caricata nel cofano ma li aveva morsicati così tutti avevano paura. Quando arrivai Bella era ancora nel cofano, era pelle e ossa. Li portammo da mangiare e si divorò tutto. La portammo dal veterinario che confermò una frattura al bacino, età circa un anno, unghie mangiate dai chilometri di strada che doveva aver fatto. Chissà da quanto tempo era in strada. La tenemmo per un mese nel garage di mia zia, Bella non poteva muoversi. Poteva soltanto mangiare e testimoniarci la sua riconoscenza. La accudimmo sino a quando non incominciò piano piano a camminare. Non trovammo mai il padrone. Io non potevo tenerla, così le cercammo una famiglia. E la trovammo. Avevano un altro pastore tedesco maschio e volevano una femmina. Bella era però gia da due mesi con noi e si era affezionata molto a noi e noi a lei. Quando la portammo da questa famiglia, io e mia zia piangemmo per tutto il rientro. Però pensavamo che sarebbe stata felice e che avevamo fatto per lei tutto il possibile. Ma non fu così. Questa famiglia un giorno ci disse che Bella era aggressiva che non potevano tenerla nel giardino davanti perché aveva aggredito anche il postino, che non aveva socializzato con il maschio e così la misero nel giardino posteriore con un muro di dieci metri dove non vedeva niente. Sola. Tutte le domeniche io e mia sorella andavamo a prenderla e la portavamo al parco, al mare. Quando ci vedeva impazziva e quando la riportavamo era straziante. Non voleva separarsi da noi. L’ultimo periodo però Bella non giocava più. Rimaneva attaccata a noi. Non giocava più con gli altri cani o con i piccioni come aveva sempre amato fare. Voleva soltanto stare con noi. Ero angosciata ma non sapevo cosa fare. Un giorno questa famiglia mi chiamò e mi dissero che erano preoccupati perché Bella non era più la stessa, era triste, distruggeva il giardino e la notte abbaiava sempre. Così me la andai a riprendere. Ma non potevo tenerla, allora avevo tanti gatti e lei li odiava. Così trovammo un’altra famiglia. Gente ricca, con un giardino enorme che aveva un altro cane. Qui sarà felice, pensai. Chiamavo tutte le settimane e mi dicevano che stava bene. Un giorno passai di fronte alla casa ma me ne pentii subito perché lei aveva riconosciuto il rumore della mia macchina e era lì, al cancello che fiutava in aria come per dire “Sei tornata a prendermi?” Piansi tanto. Un giorno chiamai perché eravamo d’accordo che mi sarei occupata io della sterilizzazione. Molto freddamente mi dissero che Bella non l’avevano più, l’avevano data, era aggressiva, rompeva tutto. Alle mie insistenze mi dissero che l’avevano data al custode di un campo sportivo e mi diedero l’indirizzo. Con mia zia andammo in questo posto desertico e a un certo punto prima di arrivare al campo vidi una macchia nera in lontananza… era Bella… sola…. Aveva piovuto molto, era tutta bagnata, dove era lei non c’era niente, non aveva neanche una ciotola, niente. Dalla macchina la chiamai :”Bella!!!” In un primo momento ebbe paura e fece per tornare indietro ma io insistetti : “Bella!!!” Allora capì e corse verso di noi, con la felicità negli occhi. Fu un incontro da film. Non lo dimenticherò mai. Mi saltò addosso, mi leccava, saltava come una pazza e poi subito andò verso il cofano pronta a salire. Lo aprimmo e ci salì subito. La portai subito dal veterinario. Aveva una brutta bronchite. Da quanto tempo era lì? Fortunatamente avevo chiamato questa famiglia e non credo ci fosse da molto. Gente ricca, gente senza cuore. Quel giorno dissi basta. Bella rimarrà con me. Avevo un giardino piccolo con tanti gatti. Per un po’ la tenemmo nel vecchio garage di mia zia e nel frattempo costruimmo un recinto nel giardino. Quando fu pronto la portai a casa. I primi giorni li passò a abbaiare ai gatti. Ogni giorno prendevo uno dei miei gatti e glielo portavo vicino e attraverso la rete le dicevo: “Vedi Bella, questo è Alberto, questa è Carolina” etc. Insomma le presentai tutta la famiglia. Dopo una settimana Bella sapeva chi erano i gatti della famiglia e non li abbaiò più. Abbaiava soltanto ai gatti estranei… Bella era finalmente felice ma aveva l’ansia da abbandono. Non potevamo portarla da nessuna parte perché lei non poteva stare a più di un metro lontana da noi. Tempo dopo ci trasferimmo nella casa attuale, in campagna. Invecchiò felice. Ma la frattura al bacino e l’artrosi piano piano la bloccarono. Faceva fatica a alzarsi dopo che stava sdraiata. Incominciai a darle le pastiglie per l’artrosi che per molti anni l’aiutarono. La mattina la aiutavo a alzarsi. Sino all’età di dodici anni, Bella, nonostante tutto quello che aveva passato (si era anche presa la Leysmania e la Filaria e si era ripresa benissimo) e l’artrosi che l’affliggeva era un cane fortissimo. Piano piano riusciva a fare tutti i giorni la passeggiata. La sua convivenza con i gatti era bellissima. Li proteggeva. Un giorno tornammo a casa e Bella non ci venne incontro. La trovai sdraiata. La chiamai ma non si alzò. La sollevai ma lei ricadde. In braccio la portammo a casa. Le diedi da mangiare ma mangiò coricata. Le dovetti sollevare la testa. Mi coricai a fianco a lei nel tappeto e l’abbracciai. Le dissi di non preoccuparsi, che avrebbe superato anche questo. Lei sospirava e mi leccava il viso. Mi consolava. L’indomani non si alzò. La prendemmo in braccio e la portammo dal veterinario che mi disse che era in una fase terminale dall’artrosi, non aveva più nessun riflesso e che non c’era niente da fare se non farle una botta di cortisonici ma che sarebbe durata una settimana. Così dovetti prendere la dura decisione di farla sopprimere. Avevo sempre pensato a quel momento ma non pensavo che sarebbe stato così. Bella pesava 45 chili. Non potevo tenerla paralizzata. Non sarebbe stato dignitoso per un cane altero e forte come lei. Non potei rimanere a vederla morire. La salutai in quel freddo tavolo del veterinario. Lei era lucida e questo è stata la cosa più straziante. Il mio compagno rimase con lei e mi disse che era passata dal sonno alla morte e non se n’era accorta. Lei era la mia “cana” e lo sarebbe stata per sempre. Avrei potuto tenerla ancora un po’ in vita? Questa è la domanda che ancora mi faccio. La perdita di Bella è stata terribile ma come dissi a mia sorella il giorno in cui Bella morì, “dobbiamo ricordarcela felice che rincorre i piccioni nel parco. E’ stata la “cana” più dolce e coraggiosa del mondo”. Lei mi rispose “o come quando andavamo a prenderla da chi non la voleva e riconosceva la macchina. Le hai regalato una vita felice”. Ho la sua foto in salone. Felice con noi. Bella avrà sempre un posto enorme nel mio cuore e la ringrazierò sempre per tutti i momenti felici che mi ha regalato. Ma mi manca immensamente.


Pot, anagramma di Topo, poi diventato Potino, lo trovai insieme agli altri suoi due fratellini in un cassonetto. Tre cuccioli di cani non ben definiti. Li allevai con il biberon ma gli altri due presto morirono, sopravvisse soltanto lui. Potino diventò una specie di bassotto. Potino aveva un brutto vizio. Giocava con le macchine. Era piccolo per cui riusciva sempre a uscire fuori dalla recinzione e non sono mai riuscita a educarlo. Era ribelle. Si divertiva a inseguire le auto. Non capiva quanto era pericoloso. La nostra è una strada stretta di campagna ma purtroppo tutti corrono. Ma tutti conoscevano Potino e molti lo sgridavano, si fermavano a salutarlo. Un giorno lo investirono. Si ruppe una zampa. Pensai che finalmente avrebbe capito che il gioco era pericoloso e invece no. Lui ormai era abile, correva a fianco alla macchina, in uno spazio esiguo tra la macchina e le recinzioni delle case. Un giorno, tornavamo dalla passeggiata, lui era già arrivato al cancello, io arrivavo con gli altri due miei cani, arrivò una macchina che rallentò e si spostò per far passare noi. Dal vetro della macchina che mi affiancava vidi Potino che tornava indietro per rincorrere la macchina. Quando la macchina passò, mi girai e vidi Potino che si dimenava sul ciglio della strada. Feci in tempo ad avvicinarmi, a gridare “Potino, Potino!!!” che dopo pochi minuti o secondi morì. La macchina non si è fermata, forse non se ne sono neanche accorti perché lui arrivava da dietro. Potino aveva perso i punti di riferimento perché l’auto si era spostata dalla parte da dove lui arrivava per far passare noi. Il gioco questa volta è finito male. Potino aveva sei anni. Era vispo, intelligente e giocherellone. Non aveva fatto i conti con la violenza del suo gioco. Con la violenza della civiltà. Era e sarà sempre il mio Potino.

Ne ho persi tanti altri di animali, tutti trovati, in strada, nel cassonetto, quanti ne ho allevato con il biberon! Un ricordo anche per gli altri gatti: Steve, gatto cieco che si orientava benissimo in casa e fuori, non sbatteva mai da nessuna parte a meno che non si spostassero le cose, che purtroppo fu sbranato da cani (non miei). Cecilio (da qui il mio nick name) gatto che ha vissuto con noi per dodici anni per finire sbranato anche lui dai cani dei vicini, i gatti Carolina, Carletta, Peluffo, Rocchetto e… tanti altri che ricorderò per sempre.

Purtroppo o per fortuna alla morte non ci si abitua e gli animali che ho perso mi mancheranno per sempre e continuerò ad avere il loro viso e le loro gesta impressi nella mente.

Ora ho tre cani, Léon, Arturo e la mia bambina Nina. E tanti, tanti gatti…. Di loro vi racconterò un’altra volta….



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catmom

Registrato dal: 05-02-2006
| Messaggi : 970
  Post Inserito 24-06-2007 alle ore 19:12   
Ciao e benvenuta. Grazie per i tuoi racconti, mi fa sempre piacere leggere storie di animali, che siano allegre o un po' tristi. Aspettiamo anche le storie degli altri animali che vivono con te ora.


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stefra

Registrato dal: 25-02-2007
| Messaggi : 1035
  Post Inserito 24-06-2007 alle ore 20:16   
Ciao, le storie di animali straziano l'anima e la nutrono allo stesso tempo perchè appartengono ad un mondo incontaminato e puro che l'uomo non riuscirà mai a capire....Un abbraccio e un dolce pensiero a tutti i tuoi pelosi


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lillina
| CV STAFF

Registrato dal: 15-04-2006
| Messaggi : 51796
  Post Inserito 24-06-2007 alle ore 21:17   
alberto bella potino, giocate felici sull'arcobaleno e amate smpre questa ragazza di nome Cecilio in onore di un gatto che l'ha amata come voi e come tutti gli altri
e sarete la storia di tanti grandi amori
avete avuto la fortuna di trovarla e lei voi
e non vi lascerete mai

com'è bella la tua favola Cecilio,
bella come la tua Bella e gli altri


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uaua

Registrato dal: 25-06-2006
| Messaggi : 2654
  Post Inserito 24-06-2007 alle ore 23:01   
Caro Cecilio,
leggere questi racconti, così pieni d'amore è stata come una carezza...
Laura


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Cecilio

Registrato dal: 19-06-2007
| Messaggi : 20429
  Post Inserito 25-06-2007 alle ore 13:38   
Vi ringrazio tanto di cuore. Sono contenta che la storia dei miei "amori" vi abbia trasmesso emozioni. E sono contenta che anche se soltanto con questo ricordo anche voi abbiate conosciuto la loro storia. In qualche modo volevo rendere vivo il loro ricordo non soltanto in me.

Grazie davvero


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