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   storie che fanno bene al cuore

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AutorePagina: 6 di 6
didi45

Registrato dal: 25-09-2011
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Splendide storie



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lillina
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Ogni tanto ci vuole


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Anna49
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storia di Santo Stefano
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La nuova vita di Iron
Ovvero: come ho cambiato vita, cambiando la vita di un cane.

26/12/2014
Sul calendario di casa, sia a Biella che a Milano, in data 1 dicembre 2014 si poteva leggere: IRON seguito da doppio punto esclamativo. Già, perché in questa data, che ritenevo essere perfetta per scrivere un nuovo capitolo della mia vita, doveva arrivare dal Rifugio di Cavour il nostro cane. Non che avessimo bisogno di ricordarcelo, ma avevo voluto segnarlo, come si fa per le occasioni importanti.
Tutto era iniziato circa due settimane prima. Anzi, correggo: era da mesi che desideravo prendere con me e mio marito Carlo un cane, ma naturalmente non un cane qualsiasi. A comprare un cucciolo in un allevamento sono bravi tutti. Io volevo adottarne uno e volevo fosse un’adozione speciale.

Così, quando finalmente ricevetti il beneplacito in famiglia, non me lo feci ripetere due volte e, come di mio solito, partii alla carica per portare a casa il prima possibile (speravo davvero entro Natale) quello che sarebbe diventato il mio, anzi il nostro nuovo amico. Seguivo da tempo le videoadozioni su La Zampa e, non so per quale motivo, sentivo reconditamente che l’incontro con il mio futuro beniamino sarebbe avvenuto al Rifugio di Cavour. Quando si parla di sensazioni... Dato che Carlo era impegnato a tempo pieno per un incarico in reparto sino a fine novembre, la vittima designata per il viaggio di 140 Km che da Biella ci avrebbe portato ben fuori dalla nostra provincia fu naturalmente mia mamma (e chi se no?).

“Certo che potevamo rimanere un po’ più nei nostri paraggi…” disse con un sorriso sornione durante la tratta. “Beh, è pur sempre Piemonte, mamy, regno sabaudo, no? E poi ti dico che lì troverò il mio cane”. Il 18 novembre, in una bellissima e luminosa giornata autunnale e con il ben augurante spettacolo del Monviso dinnanzi ai nostri occhi, approdammo al Rifugio di Cavour. Eravamo arrivate a quell’appuntamento molto preparate, a dire il vero: proprio come ad uno dei miei esami di medicina. Avevamo visto molte puntate registrate al Rifugio e quasi ci pareva di conoscere da tempo non solo il posto, ma anche il responsabile, il Sig. Davino e naturalmente, cosa ancor più importante, alcuni dei suoi numerosi ospiti. Avevamo portato con noi una lista di “candidati”, perché nel cercare, dovevamo per forza di cose rispettare alcune caratteristiche: doveva essere un cane socializzato e non troppo traumatizzato, in quanto Milano, dove Carlo ed io abbiamo casa, non è esattamente una città tranquilla, bucolica e priva di caos.

Doveva andare volentieri al guinzaglio ed in macchina per potermi seguire a Biella quando avevo i miei turni in clinica e doveva essere un individuo che non necessitasse di essere “figlio unico”, come alcuni animali richiedono. A Biella, infatti, lo aspettava Miele, la cagnolona 90% labrador e 10% chissà, adottata da mia mamma 5 anni prima. Ultimo ma non meno importante: volevamo dare una possibilità ad un cane anziano, che molto probabilmente, per motivi anagrafici, non avrebbe avuto grandi chance di adozione. Il risultato di questa complessa equazione fu…Iron! E questo grazie ai consigli, alla competenza ed alla dolcezza di Brunella, che prese in mano la lista e ci accompagnò nella nostra ricerca e grazie anche alla prontezza decisionale di Carlo che da Milano, guardandolo quella sera stessa nella videoadozione, sentenziò: “E’ assolutamente lui”.

Iron era stato trovato vagante nel gennaio 2012 presso un comune limitrofo. Era stato adottato dopo pochi mesi, ma quasi subito riportato indietro perché aveva saltato una recinzione. Dall’epoca per questo meraviglioso cagnolone bianco, attualmente tra gli otto ed i nove anni, non vi erano più state richieste. Ricordo che nella videoadozione di fine ottobre dove era stato proposto ancora una volta e proprio grazie alla quale lo inserimmo nella lista dei cagnotti da conoscere, il buon Davino lo presentò circa così: “Siamo nel padiglione che ospita i cani più anziani. Iron è stato per tanto tempo la nostra mascotte e quando lo vedono tutti dicono: bellissimo cane….Ma è ancora qua. E’ buono, dolcissimo, di bella presenza. Si accontenta di un piccolo spazio. Qui con noi non dovrà temere il freddo dell’inverno, ma di certo sarebbe bellissimo trovargli una famiglia”. Eccoci, Iron!

Iron è arrivato di lunedì, accompagnato proprio da Davino. Abbiamo pensato di farlo portare a Biella, dove certamente la presenza di un suo simile, per altro equilibrato e dolcissimo come Miele, lo avrebbe aiutato ad iniziare la sua nuova vita. Mi ricorderò per sempre due cose. L’emozione che ha pervaso il mio cuore la notte prima del suo arrivo. Ero di turno in clinica e continuavo a pensare: “Per Iron, questa è l’ultima notte al Rifugio”. E poi lo sguardo malinconico con cui Iron ha seguito il furgoncino quando Davino è ripartito per tornare a Cavour. Credo abbia pensato: “ Ecco, sono stato abbandonato un’altra volta, che ne sarà ora di me?” Partendo da quello sguardo, ho deciso che avremmo dovuto fare di tutto e anche di più, per farlo sentire immediatamente in famiglia.

Il giorno dopo l’arrivo di Iron, Carlo si è precipitato a conoscerlo ed è stato subito amore. Che gioia portarlo insieme a Miele in giro per le vie del centro, con il suo cappottino nuovo, tutto trotterellante e, sì, sorridente (anche i cani sorridono). Molti ci hanno fermato lungo la strada per dirci: “Che meravigliosa coppia di cani!”. Già! Anche Mici e Dorian, i nostri due gatti, sono presto venuti a conoscenza del nuovo “inquilino”. Mici con aria tra lo stizzito e l’incredulo è subito rientrato dal terrazzo, luogo prediletto per gli avvistamenti in giardino e son sicura mi abbia detto, rimproverandomi: “Non ve ne bastava uno di cane?!” Per protesta, come due veri insurrezionalisti, hanno deciso di occupare immediatamente il voluminoso cuscino comprato appositamente per Iron.

Ma come si sarebbe trovato Iron nella sua a casa milanese? In previsione del suo arrivo, per fargli più spazio in soggiorno, Carlo aveva addirittura rinunciato alla sua splendida piazza d’armi di design, sostituendola con una scrivania più piccola e modesta. Il sacrificio paterno sarebbe stato ripagato. In poco tempo Iron si è ambientato. Ha imparato ad attraversare diligentemente sulle strisce pedonali, per nulla turbato dalla frenesia cittadina. Ha conosciuto alcuni amici di famiglia e si è fatto subito apprezzare per la sua docilità e pacatezza. Ama molto le nostre passeggiate sia per le vie del centro che al parco ed ha già visitato Piazza Duomo. Dato che di sera l’unica cosa che Iron chiede è di addormentarsi vicino a noi, Carlo puntualmente sposta il suo morbido cuscinone dal salotto in camera, di fianco al nostro letto. Pochi giorni fa insieme a lui abbiamo fatto il presepe ed addobbato casa. Iron ha anche assaggiato una pallina di Natale, credendola un colorato bon-bon. Con la prontezza che, forse, deriva dalla mia formazione chirurgica, non ho esitato ad aprirgli le fauci ed estrarre i frammenti luccicanti prima che li ingoiasse. Ora so perché i genitori sono terrorizzati dall’idea che, appena voltate le spalle, i figli possano ingoiare qualsiasi cosa sia in grado di transitare lungo il loro esofago o peggio ancora la loro trachea.

Mentre scrivo la nostra storia, siamo a Biella. Iron riposa sereno sul divano. Lo guardo e sono felice. Questo sarà un Natale speciale. La mia vita è cambiata in pochi giorni: in meglio ovviamente. Sono più serena, distesa, mi sento ancor più dinamica ed anche gratificata dal fatto di poter prendermi cura di lui. Mi pregusto tutte le cose che potremo fare insieme, immagino i posti in cui lo porteremo: i boschi di Oropa, il parco della Burcina, le dolci pendici del Monte Cucco sui quali a maggio fioriscono genziane e narcisi selvatici. Iron è stato davvero un dono. A ben pensarci, il suo stesso nome ci doveva raccontare qualcosa di lui sin dall’inizio. Nonostante la mitezza d’animo, ha avuto infatti una volontà di ferro nell’attendere la sua opportunità. Ed è un orgoglio poter dire che siamo stati proprio noi a fornirgliela.

Il mio pensiero va inevitabilmente anche ai cani che abbiamo conosciuto al rifugio, ma che sono ancora là, in attesa: Zonzo, Stella, Chanel, Indio…I cani ci insegnano ogni giorno la gratitudine, ancor più quelli saggi ed anziani, come Iron. Ed io desidero assolutamente ringraziare per questa mia storia tutte le persone che, come Davino, uomo sensibile e battagliero ed il suo staff, si dedicano instancabilmente ogni giorno all’adempimento di un servizio egregio sul territorio. Non solo un’opera di salvataggio, recupero, accoglienza e supporto sanitario degli animali, ma anche di continua educazione e sensibilizzazione delle persone. Ringrazio Miele, la mia sorellina a quattro zampe, che ci ha aiutato ad accogliere Iron come nessun altro avrebbe saputo fare e la mia famiglia, che ancora una volta ha dedicato spazio e tempo a chi ne aveva più bisogno. In particolare Carlo. In questi ultimi tempi mi dice che do più baci ad Iron di quanti non ne dia a lui, ma so che è felice nel vedermi felice e che per questo motivo, non sarà poi così geloso.
Gioiose Feste a tutti!
Annamaria Gremmo BIELLA-MILANO



Iron e Miele






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lillina
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Registrato dal: 15-04-2006
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  Post Inserito 26-12-2014 alle ore 17:13   
Solo grazie

W Iron
W Miele
W voi tutti


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Anna49
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Registrato dal: 14-05-2012
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  Post Inserito 20-01-2015 alle ore 13:44   
è una storia bellissima, commovente, un insegnamento, che ci fa capire che per amare e prendersi cura degli animali serve solo avere un grande cuore
Auguro a questa grande famiglia tanta felicità , ma forse guardando i loro occhi già ce l'hanno, pur non possedendo nulla di materiale.
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Non ha i soldi per comprare le scarpe ai figli, ma aiuta i cani randagi in India: il web lo premia

La storia di una famiglia dello Rajasthan fai il giro del mondo

Lokesh è uno dei tanti poveri dell’India. Vive in una baracca ai bordi di una strada. Non ha i soldi per comprare le scarpe o vestiti nuovi ai propri figli, al posto delle coperte ha qualche straccio e quando piove il suo letto diventa freddo e bagnato. Lokesh è povero di beni materiali, ma ha una grande ricchezza morale: nonostante le sue difficoltà, soprattutto durante il freddo inverno dello Rajasthan, quest’uomo si prende cura dei cani randagi, aprendo le porte (che non ha) della sua umile dimora.

La sua storia è diventata nota al mondo grazie ai volontari della Animal Aid Unlimited, un’associazione che si occupa del benessere degli animali in India. Lokesh, che non ha un telefono per chiamare il numero verde, ha portato loro un cane colpito dalla rogna e con una brutta ferita al collo che gli sarebbe stata fatale.



I volontari si sono presi cura del quattrozampe, ma sono rimasti anche colpiti dall’incredibile gesto di altruismo della persona che si erano trovati di fronte.

Così hanno deciso di raccontare la storia di Lokesh sul pagina Facebook dell’associazione. Una storia che ha fatto il giro del mondo e che ha spinto molte persone a voler aiutare quell’uomo gentile e la sua famiglia. Così qualche settimana dopo i volontari dell’Animal Aid Unlimited si sono presentati alla baracca della famiglia di Lokesh portando loro in dono scarpe, calze, cibo per loro e per i cani di cui si prendono cura.

[VIDEO: guarda le immagini della consegna dei “doni” a Lokesh]



La giusta ricompensa per un uomo che ogni giorno, con la sua generosità, rende questo mondo migliore.

[ Questo Messaggio è stato Modificato da: Anna49 il 20-01-2015 13:52 ]


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